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Tra spiritualità ed estetica: la pittura di Gianni Rossi” è la nuova mostra che la Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sala di via Cappello 17, presenta dell’artista di Angri.

La mostra sarà inaugurata sabato 17 giugno alle ore 18:00 alla presenza dell’artista, e resterà aperta al pubblico fino al 29 giugno 2023.

Veniamo all’autore. Gianni Rossi, dopo la sperimentazione di molteplici forme d’arte, da alcuni decenni è diventato un riferimento di altissimo rilievo della pittura informale contemporanea.

A una prima osservazione delle sue opere, si resta colpiti dall’acuta divisione degli spazi, dall’equilibrio delle composizioni, dal rigore che esibisce l’impianto pittorico, elementi che sembrano collocare l’artista all’interno di un più generale geometrismo astratto.

A uno sguardo attento, però, non può sfuggire la complessità che si cela nella tela, pur restando stupiti di fronte alla distribuzione ordinata delle linee che separano la varietà dei colori, originando triangoli, quadrati, rettangoli, cerchi o semicerchi.

Se un filo virtuoso lega Gianni Rossi alle variegate manifestazioni dell’astrattismo informale, è pur vero che, nel tempo, egli le ha profondamente rinnovate nella rappresentazione degli stati d’animo e della commozione provata nello scandaglio del proprio vissuto, che non si rivela mai semplice rievocazione, ma testimonianza della propria presenza, dell’introspettivo processo conoscitivo.

La pittura di Rossi tende a creare una superficie composita nelle mescolanze diagenetiche, grazie a una pennellata densa e ai sorvegliati strati di cromatismi soprammessi, lasciando trasparire la materia coloristica precedentemente sedimentata.

L’artista, infatti, grazie a una tecnica sopraffina, realizza precise stratificazioni volte a modificare la percezione dei colori sottostanti, rendendo più morbidi e sfumati quelli sovrapposti. Con l’aiuto, poi, di inserti materici come le fibre di iuta o delle pellicole Kodak con i buchi laterali atti a facilitare il passaggio degli acrilici nella parte di tela sottostante- Rossi dà luogo a scorci prospettici bidimensionali, personalizzando le esperienze fauviste.

La sovrapposizione materica, però alla stessa stregua delle composizioni che introducono una tavola dominante, frantumando la simmetria delle restanti tele annesse, assume anche un altro significato: siamo di fronte alle azioni, alle emozioni che sovvertono l’ordinario scorrere dell’esistenza.

L’elemento che ancora oggi contraddistingue e rende unica la pittura di Gianni Rossi è il segno grafico, una traccia paradigmatica spesso nascosta tra le scrostature dei colori o nei tratti che delimitano i confini tra un colore e un altro. Le linee, difatti, si congiungono determinando immagini naturalmente incluse in porzioni di superfici colorate, all’interno delle quali prende corpo l’esegesi artistica dell’autore: l’osservazione del mondo, la denuncia contro lo spreco, contro l’inquinamento ambientale (in linea con alcune tendenze dell’astrattismo odierno), il pathos esistenziale, il sentimento di malinconia che percepisce la vita nella sua parabola discendente, il dolore dell’orrore prodotto dalle vicende umane, dalla violenza, dall’indifferenza.

La riflessione sulle cose, però, è pacata, tutto si muove nell’assenza di ogni impeto bellicoso, sotto l’ala di un’eleganza e di una delicatezza inusitata. La visione serena della vita, seppure costellata di asperità, di sofferenze improvvise, incarnate dal rosso, dall’intromissione sulla tela della carta vetro, affiora dalle atmosfere create dai gialli dominanti, intervallati dalle linee curve, figurazione del percorso regressivo dell’essere, anche se spesso colorate d’oro, a simboleggiare la preziosità della vita.

Il verde e le varie tonalità delle tinte calde riflettono, in aggiunta, i colori tipici della terra che ospita l’artista, rendendo i dipinti luminosi e intensi. Il progresso cognitivo, infine, diventa fulcro di mediazione con la temperie dell’animo, lasciando trasparire un paesaggio interiore complesso, vivo e palpitante, ben radicato nel presente.

Il segno via via muta in un frammento che diventa enucleazione della condivisa storia umana da cui prende forza, affondando le radici in un tempo remoto, trasformandosi in energia che muove l’inventio. La gestualità che ingenera le erosioni nelle studiate colorazioni porta in superficie, quindi, la visione onirica del passato, cui si associa il ricordo della vita dei cortili, anteponendo alle mode pittoriche una consolidata e straordinaria creatività nella ricerca sui colori che ha pochi eguali nel panorama artistico italiano.

Attraverso lo scavo interiore, l’artista lascia emergere, inoltre, non il gesto inconsapevole, ma un’azione conoscitiva edificata su calibrati bozzetti, sui meditati accostamenti cromatici, sull’esplosione di colori vivaci e densi attraverso i quali s’intuiscono le emozioni estratte dalle intercapedini del proprio immaginario.

La tela diventa, pertanto, il luogo che ospita una coscienza critica attenta alle sollecitazioni del mondo circostante, cristallizzate in una molteplicità di strie che le sublimano, traslandole nella più alta sfera intellettuale in cui è visibile il connubio tra spiritualità ed estetica, tra esperienza sensitiva e visiva.

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